PSICOTERAPIA: LA RELAZIONE CHE CURA
Qualche giorno fa mi sono imbattuta in questo interessante cortometraggio che descrive attraverso le immagini e la musica, ciò che avviene durante una seduta di psicoterapia, sia nella mente del terapeuta che in quella del paziente.
Se non l'avessi già fatto ti invito prima a guardarlo attentamente e poi a proseguire nella lettura.
Fatto? Bene! Sicuramente avrai provato delle emozioni guardandolo, avrai ritrovato delle cose che già pensavi sulla psicoterapia ed altre su cui non avevi ancora riflettuto.
Riporto di seguito alcune riflessioni che mi ha sollecitato la visione di questo breve filmato e che possono forse aiutarti a comprendere meglio cosa sia la psicoterapia e cosa accade durante le sedute.
1) La psicoterapia è una questione di empatia
Empatia è un termine che avrai sentito spesso nel linguaggio comune. Ma cosa significa esattamente?
Il termine deriva dal greco ἐν (in) e πάθεια, dalla radice παθ- del verbo πάσχω (soffro).
Letteralmente si riferisce quindi alla capacità di entrare nella sofferenza dell’altro, ovvero di comprendere lo stato d'animo e la situazione emotiva della persona che si ha di fronte in modo immediato e talvolta senza usare nemmeno le parole.
Il terapeuta è una persona che non è, nè impassibile né neutrale, ascolta: rimane in contatto con le proprie sensazioni ed è proprio questa continua comunicazione tra mondi, quello del terapeuta e quello del paziente, che permette di tracciare la strada da seguire per risolvere il disagio (nel video si vede chiaramente che il terapeuta si adopera con fatica per ridare vitalità ai pesci agonizzanti che provengono dal paziente).
Per fare ciò, però, il terapeuta deve mantenere una consapevolezza vigile che gli consenta di distinguere i propri vissuti da quelli del paziente e di rintracciare il significato di ciò che viene raccontato da quest’ultimo.
2) La psicoterapia è affidarsi
La relazione terapeutica si basa sul sentimento della fiducia che è innato e che rappresenta un bisogno primario di ogni essere umano, frutto di un rapporto con l’altro basato sulla reciproca comprensione.
È evidente però che, più una persona ha subito torti o tradimenti, maggiore sarà la sua personale propensione a non avere e concedere fiducia agli altri.
Ecco perché intendo la psicoterapia come una relazione che cura, in quanto si tratta di una relazione che consente di sperimentare un modo nuovo, rispetto al passato, di stare con l’altro, in cui potere essere davvero ascoltati, compresi e valorizzati.
3) La psicoterapia è ritrovare speranza e vitalità
Quando si ha un malessere la prima cosa che si perde è la speranza di potere stare meglio e di ritrovare la serenità. Si vive il presente nell’angoscia del passato, o un presente in cui ci si ritrova a fare sempre le stesse cose o a ricadere continuamente negli stessi errori, senza riuscire a pensare ad un futuro.
Quando si soffre spesso si mortificano (nel senso di far morire) alcune parti di sé, perdendo la creatività, la curiosità, l’interesse per tutto ciò che ci circonda e per le persone: si perde, in pratica, la propria vitalità (un concetto ben rappresentato nelle immagini dei pesci moribondi del cortometraggio).
La psicoterapia permette, invece, di far ritrovare al paziente speranza e vitalità.
Il terapeuta, infatti, come sosteneva K. Jaspers, deve possedere una speranza inestinguibile, deve riuscire cioè a guardare al futuro, anche nelle situazioni di maggiore sofferenza, prefiggendosi di far raggiungere al paziente quegli obiettivi che non si riescono ancora a realizzare nel suo presente.
Il terapeuta rintraccia quindi le potenzialità della persona che ha di fronte, guardando a ciò che è ancora latente e può essere sviluppato al meglio.
Quando ciò accade si ridà vita a quelle parti di sé che sono state trascurate e se ne scoprono di nuove (i pesci che ritrovano la vitalità alla fine del cortometraggio).
4) La psicoterapia è costruzione congiunta di senso
La relazione terapeutica è fatta di uno scambio in cui terapeuta e paziente costruiscono insieme il senso di ciò che accade e di ciò che emerge dai racconti.
Quando il terapeuta fa un’interpretazione, non fa altro che restituire al paziente, attraverso il racconto, la storia appena ascoltata in un modo più completo e coerente, cosicché le varie componenti in essa presenti possano trovare un senso unitario e differente dal passato.
Attribuire un significato differente dal solito ad una situazione che suscita intensa ansia nel paziente, come ad esempio trovarsi in un posto affollato (agorafobia), diventa fondamentale per potere affrontare e superare il problema.
5) La psicoterapia è trasformazione
La psicoterapia attiva un processo di conoscenza di sé che porta alla trasformazione e non alla guarigione.
A tal proposito avrai letto nel mio sito che io non considero lo psicoterapeuta un guaritore, ma una persona che aiuta gli altri a conoscersi continuando a fare lo stesso con se stesso (come raccontato nel cortometraggio, anche lo psicoterapeuta soffre e gioisce ed ha bisogno di confrontarsi con altri colleghi per affrontare le proprie questioni personali e professionali).
Non si tratta infatti di curare la persona da una malattia, che può essere l’ansia o la depressione in quanto asettiche categorie diagnostiche, ma di comprendere cosa sta dietro la sofferenza di quella persona e quale significato essa porta con sé.
La trasformazione può generare nelle persone ansie e preoccupazioni connesse al dover abbandonare ciò che già si conosce in vista di qualcosa che non si sa ancora cosa sia, ma è anche una condizione verso cui il paziente protende, proprio perché gli consente di modificare ciò che lo fa soffrire nel presente, ridandogli la speranza nel futuro.
E a te quali sensazioni o riflessioni ha suscitato il cortometraggio?
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Video credits: Garra Rufa (Doctor Fish). A short animated film done by a group of artist at Sheridan College.
